Le voci del bosco

Vi siete mai chiesti quale sia il vostro albero; nel senso, a quale albero appartenete o assomigliate di più ?

Io mai. Francamente perchè non pensavo nemmeno che gli alberi potessero avere delle supposte caratteristiche comportamentali e caratteriali tali da far assomigliare un bosco alla città.

Invece è proprio questo quello che ha fatto Mauro Corona, nel suo libro “Le voci del bosco”. Egli, in un centinaio di pagine ci ha svelato i segreti del bosco di Erto, dove l’autore dice di aver vissuto insieme al nonno e alla nonna. Prendendoci per mano ci fa conoscere i silenziosiabitanti del bosco, con una puntigliosa descrizione del carattere, una comparazione con un tipo di uomo e, a volte, con una piccola storiellina illuminante.

Ecco chi ho incontrato nella mia passeggiata. C’è il fedele maggiociondolo; il semplice faggio; il tasso, conte del bosco; il nocciolo, il furbetto; il duro e testardo carpino; lo sfortunato pioppo; la cattiva muga, odiata dai camminatori; il superbo agrifoglio.

E ancora troviamo il sambuco, rissoso e guerrafondaio; la taciturna, fredda, e un pò pazza acacia; il revol, saggio ma orgoglioso ed opportunista; poi c imbattiamo nell’ abete bianco, vero signore e padrone del bosco, è colui che si assicura il buon funzionamento dei rapporti tra gli altri alberi. Proseguendo c’è l’ effemminato del bosco, il frassino; la betulla, la regina, cortegiata da tutti e con un ruolo di spicco davanti all’ abete bianco; il vanitoso noce; il larice, sentinella, sempre vigile, del bosco; il pino, l’ ospitale. Poi ci sono il ciliegio, il melo, il pero, miti, che si sono spostati in città, per la gioia dei bambini; il ridicolo tiglio; il solido cirmiolo; la quercia, la matrona del bosco; ed infine il nobile, bello e disperato ulivo.

Ma non c’è solo la descrizione degli alberi. Corona, infatti, accanto a queste considerazioni suscitate da più di 50 anni di vita nei boschi, illustra anche degli oggetti in legno. Indica anche l’uso di un legno o di un altro per fabbricare oggetti. Dice che, prima di tagliare un albero, bisogna parlargli, rassicurarlo, ed essere sicuri che la sua morte serva a qualche cosa.

In definitiva Corona ci dà un appiglio, una strada per riuscire a comprendere il linguaggio degli alberi, del bosco ed infine di tutta la natura. E’ una speranza, un messaggio forte in un mondo sempre più grigio e meno verde.

Questo è un libro che insegna, ci dice che basta far silenzio ed ascoltare, per capire i linguaggi dellla Terra. Forse così un giorno riusciremo a vivere insieme, uomini e alberi, perndendoci cura uno dell’altro.